giovedì 15 dicembre 2011

PERCHE' NON FESTEGGIARE LA NOTTE PIU' LUNGA DELL'ANNO INVECE DEL CONSUMISTICO NATALE?


Yule -Saturnali

Il Solstizio d’Inverno

La rinascita del Sole

21-22 dicembre

Yule è una festività solare e cade nel primo giorno d'inverno. Nella tradizione germanica precristiana, Yule era la festa del solstizio d’inverno. Nel neopaganesimo odierno rappresenta una delle otto feste dell’anno esoterico.. Nei linguaggi scandinavi, il termine Jul ha entrambi i significati di Yule e di Natale. E' uno dei momenti di passaggio dell'anno, forse il più drammatico e paradossale: l'oscuritá regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali. Il Solstizio d'Inverno è il passaggio dalle Tenebre alla Luce. Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell'anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi. Questa è una festa di luce, dai profondi messaggi iniziatici ed esoterici legati al risveglio interiore. Si passa dallo stadio alchemico della NIGREDO per raggiungere l'oro filosofico. Questo è l'inizio della fase "SOLVE ET COAGULA" morte e rinascita, purificazione ed elevazione.
Il solstizio stesso è chiamato "la porta", un tempo custodita dal guardiano Giano Bifronte (con l'avvento del cristianesimo il romano Giano dai due volti ha ceduto il posto ai due Giovanni) che sono il simbolo di una contemporanea esistenza di due dimensioni, che durante i solstizi si congiungono e le porte sono aperte ed è permesso il varco; nella porta d’estate il divino scende in terra, in quella invernale l’umano ascende al divino, è il tempo della morte simbolica dell'adepto che si avvicina al rito iniziatico. Questa è la raffigurazione allegorica del cammino iniziatico.

Come tutti i momenti di passaggio, Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo. Le porte Sostiziali sono controllate dai due Giovanni; il Battista al solstizio estivo e l'Evangelista a quello invernale. Tradizionalmente identificato come l'autore del Vangelo di Giovanni, delle tre Lettere di Giovanni e della Apocalisse, facenti parte del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Giovanni avrebbe incontrato Gesù di Nazaret quando già era uno dei discepoli di Giovanni il Battista, precursore e profeta di Gesù. Il Battista indicò Gesù con queste parole: "Ecco l'agnello di Dio", dopodiché fu lo stesso Giovanni il Battista a spingere i suoi due discepoli a lasciarlo per poter seguire il nuovo maestro. L’Evangelista è il discepolo prediletto che nell'ultima cena posò il capo sul petto di Gesù. Testimone della trasfigurazione e dell'agonia del Signore, è presente ai piedi della croce, dove Gesù gli affida la Madre. Insieme a Pietro vide il sepolcro vuoto e credette nella risurrezione del Signore. Evangelista e teologo, penetra profondamente il mistero del Verbo fatto uomo. Nella prima lettera, vertice di tutta la teologia sapienziale, ci dà la più alta definizione della divinità: Dio è amore. Poco conosciuta è l'opera di uno scienziato che ha voluto cimentarsi in un commentario suo personale dell'apocalisse di Giovanni. Si tratta di Isaac Newton, più noto ai più per aver legato il suo nome alla elaborazione di una teoria della forza di gravità. Secondo la tradizione esoterica Giovanni avrebbe ricevuto un insegnamento segreto dallo stesso Gesù e questo insegnamento Giovanni lo avrebbe trasmesso in seguito ad una Chiesa invisibile. Secondo questa concezione, il cristianesimo ufficiale o essoterico, quindi, non sarebbe altro che una volgarizzazione di quell'insegnamento primitivo. Secondo la tradizione esoterica accanto ad una Chiesa di Pietro essoterica ed esteriore esiste invisibile e sotterranea una Chiesa di Giovanni, una chiesa più interiore. C'è chi sostiene che questa presunta Chiesa di San Giovanni si sia tramandata in segreto i suoi insegnamenti di generazione in generazione sino ad arrivare ai Templari, che di questa Chiesa sarebbero un'espressione. Tra le tante versioni c’è ancora quella che vede Giovanni affidare i suoi insegnamenti a Maria Maddalena prima che questa si imbarcasse diretta verso la Francia. Una volta giunta a Marsiglia avrebbe ritrasmesso gli insegnamenti segreti di Giovanni solo ed esclusivamente in linea femminile. Chiamato fin da tempi remoti con l'appellativo di Aquila spirituale, San Giovanni Evangelista viene rappresentato in molti luoghi di culto con il simbolo dell'aquila. Fu l’ultimo Apostolo sopravvissuto. La sua memoria il 27 dicembre.

Il simbolismo del Battista è strettamente legato a quello dell’Evangelista. Essi sono come la vita e la morte, il passato e il futuro, il sole e la luna ecc. Il Battista, posto nel Solstizio d’estate, rappresenta il culmine dello splendore del sole, mentre l’Evangelista, nel Solstizio d’inverno, rappresenta quasi la morte dell’astro. Ma non è così perché sappiamo che ciò che raggiunge il massimo deve poi diminuire, mentre ciò che è pervenuto al minimo di se stesso deve cominciare a crescere. Se il Battista chiude l’antica Legge, l’Evangelista apre la nuova Legge ed annuncia la Rivelazione cristiana. Uno chiude e non può aprire, l’altro apre, ma non può chiudere: "Ecco quel che dice il Santo, il Verace, colui che tien la chiave di David: colui che apre, e nessuno chiuderà, che chiude e nessuno aprirà" (Apocalisse, III, 7). Posti in tal modo alle porte solstiziali, essi sono come i pilastri del portico, né nel mondo, né fuori del mondo. Come la nascita e la morte non appartengono in realtà al ciclo umano, ma sono degli intermediari, così i due Giovanni hanno un volto divino ed un volto umano. Essi inquadrano il Sole di Giustizia come i solstizi inquadrano la manifestazione solare. Sono delle tangenti che delimitano questo Sole. Ai punti di tangenza, essi si confondono con lo stesso Sole. Il Battista si riferisce alla linea orizzontale, cioè alla Livella. Infatti Isaia così profetizzava la missione del Battista: "Si colmi ogni valle, ogni monte o colle si abbassi". E al piano orizzontale si riferisce l’acqua battesimale; aspetto livellato, che corrisponde al passivo, al passato, alla luna, alla conservazione delle cose. E se il passato è morto, in compenso, la luna presiede alle nascite.

Inversamente, l’Evangelista si riferisce alla Verticale ed al Filo a Piombo. Egli sta sul Monte della Trasfigurazione, sul Monte degli Olivi e sul Calvario e non percorre il piatto deserto di Giudea. Apostolo della Luce e del Fuoco, è simboleggiato dall’Aquila. Questo carattere di verticalità e di luce gli dà un aspetto solare e Apollo, Dio del Sole e degli Oracoli, presiedeva alla vita futura, all’avvenire. Ma in compenso, il solo avvenire di cui si è certi è la morte.

Al Solstizio d’estate inizia il periodo discendente della luce e il Solstizio d’inverno segna l’inizio del periodo ascendente. Questo complementarismo dei cicli ascendente e discendente chiama un’altra osservazione. Il nome di Giovanni ha, in ebraico, il doppio significato di grazia ascendente e di misericordia discendente. Così si scopre l’indicazione di una corrispondenza armoniosa tra i periodi solstiziali, tra il ritmo respiratorio dell’uomo fatto di inspirazione e di espirazione e la pulsazione spirituale incessante di lode e di misericordia dei due Giovanni, specie di incantesimo o di modulazione che manifesta la gloria di Dio e colma l’Universo.

Il Solstizio invernale è la prima ricorrenza della ruota dell'anno che comprende le feste magiche, da qui ha inizio il nostro cammino esoterico che si snoda attraverso le altre e successive festività che ci purificano e ci arricchiscono, sino all'elevazione del nostro spirito che ha luogo con il passaggio della seconda porta sostiziale, quella estiva. Autocontemplazione, morte simbolica e risveglio al nuovo stadio. Visita 'l’interno della terra" cioè la profondità del tuo essere e purificando, troverai la Pietra nascosta. GIOVANNI REGGE UN CALICE AL CUI INTERNO VI E' UN SERPENTE. BEVI DA QUESTO CALICE, CHE RICORDA IL GRAAL CON TUTTI I SUOI SIGNIFICATI SIMBOLICI ED ERMETICI, SUBLIMA IL SERPENTE INGERITO, RENDI INNOFFENSIVO IL VELENO DA CUI ESTRAI UN ELISIR CHE DONERA' GIOVINEZZA ED ELEVAZIONE, POTENZA E NUTRIMENTO PER IL CORPO E PER LO SPIRITO.

Questo periodo, caratterizzato dalle feste dedicate al dio sole, veniva già festeggiato dagli antichi Egizi e nell'antica Roma, con i Saturnali, feste queste ultime che videro l'introduzione nelle celebrazioni di candele, canti ed orge. La celebrazione del solstizio d'inverno si diffuse rapidamente in tutta Europa e nacque così nelle campagne la festività di Yule, legata alla celebrazione del sole e della madre terra che si prepara, riscaldata dai primi raggi, alla futura semina. Il Natale e' la versione cristiana della rinascita del sole. Si trattava comunque di un periodo di riposo e danze, che in Islanda continuò a essere celebrato per tutto il medioevo. Quando i missionari iniziarono la conversione dei popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana molti simboli e feste locali. La festa di Yule venne quindi trasformata nel Natale, mantenendo però alcune delle sue tradizioni originarie. Fra i simboli moderni del Natale che parrebbero derivare da Yule compare, fra l'altro, l'uso decorativo del vischio e dell'agrifoglio. Così come gli alberi da frutta, anche i sempreverdi sono un elemento fondamentale delle celebrazioni del solstizio invernale. L'albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l'anno, è un ovvio simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l'oscurità dell'inverno. La birra e il pane venivano offerti agli alberi in Scandinavia. L'albero di Yule rappresentava la fortuna per una famiglia così come un simbolo della fertilità dell'anno che sarebbe arrivato.

Il Re verde o Re del Sole

Due temi principali si intrecciavano e si sovrapponevano. Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino, l'altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell'Anno Calante, ad opera del Dio Quercia (anche Re verde o Re del Sole), Re dell'Anno Crescente. Le genti dell'antichitá, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falò per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta "magia simpatica" la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale. Presso i celti era in uso un rito in cui le donne attendevano, immerse nell’oscurità, l’arrivo della luce-candela portata dagli uomini con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti insieme la luce intorno al fuoco. In altre tradizioni si celebra la nascita del nuovo dio sole, (vedi anche l' antica festivita' Romana del Sol Invictus). Il rituale tradizionale è una veglia celebrata dal tramonto all'alba successiva (la notte più lunga dell'anno) per assicurarsi che il sole sorga nuovamente.

Inoltre Jolfoor (padre di Yule) e Jolnir (Yule) sono nomi di Odino. Alcuni credono che in realtà Odino fosse colui che desse i regali. Prima che Babbo Natale diventasse popolare nell'epoca vittoriana come un elfo grasso e felice, era mostrato alto e longilineo, con un lungo vestito nero, invece che rosso e bianco. Le prime leggende raccontano che Babbo Natale guidasse un cavallo bianco, non una slitta piena di renne. Questo ci ricorda per l'appunto Odino. Il vecchio "Babbo" era anche una figura molto particolare, a tratti terrorizzante, soprattutto per le persone cattive e con intenti poco onorevoli.

Gli antichi Greci festeggiavano una celebrazione simile per assistere il Dio Cronos in battaglia contro Zeus e i Titani. I Romani invece festeggiavano il Dio Saturno. La festa difatti si chiamava Saturnalia e iniziava a metà dicembre per finire il primo di Gennaio. Si era soliti dire "Jo Saturnalia" quando ci si incontrava mascherati per le strade e si utilizzava queste giornate per fare grossi e lauti pranzi, andare a trovare gli amici e parenti e per scambiarsi dei regali di buona fortuna chiamati Strenae (da qui la tradizione delle strenne natalizie). Decoravano le loro case con ghirlande di alloro e sui sempreverdi venivano accese candele. Gli schiavi venivano resi liberi. Celebrazioni venivano tenute in onore degli spiriti dei boschi. Gli alberi venivano portati nelle case e decorati con campanelle, candele e con nastrini dai colori brillanti per attrarre gli spiriti.

La Dea da alla luce il Sole Bambino, per questo il solstizio invernale è stato spesso associato alla nascita del " Re Divino", molto prima della nascita del cristianesimo. Yule è la rinascita, il ritorno della speranza e della vita. Non ha mai cambiato il suo significato nel tempo. Del resto Yule e Natale non sono poi così diversi. Entrambi celebrano l'arrivo del Dio/Sole, così come Cristo è stato chiamato, la luce del mondo.
La tradizione cristiana dell'albero di Natale ha le sue origini nella celebrazione pagana di Yule. Famiglie pagane portavano un albero in casa così che gli spiriti dei boschi avrebbero avuto un posto dove restar caldi nei mesi invernali. Campanelle erano appese ai rami così che si poteva riconoscere quando uno spirito era presente. Il cibo era appeso per farli mangiare e una stella a cinque punti, il pentagramma, simbolo dei 5 elementi, era messo a capo dell'albero. I colori della stagione, rosso e verde, sono anche di origine pagana, così come l'abitudine di scambiarsi i regali.

I bimbi venivano portati di casa in casa a regalare mele speziate ai chiodi di garofano e arance pieni di chiodini infilati nella buccia, che tenevano in cesti di rami di pino insieme a dei gambi di grano ricoperti di farina. Le arance e le mele rappresentavano il sole, i rami l'immortalità e il grano simboleggiava il raccolto. Infine la farina era la consapevolezza del trionfo, della luce e della vita. Il vischio, il pungitopo e l'edera non solo erano decorazioni di esterni ma anche di interni. Un rametto di agrifoglio veniva tenuto tutto l'anno per assicurare fortuna alla casa e a chi ci risiedeva.

Dicembre è sempre un mese di riflessione, in cui si riesaminano i cambiamenti energetici e le esperienze dei dodici mesi passati. L’ultimo mese dell’anno raccoglie tutti gli avvenimenti e le esperienze degli 11 mesi precedenti; per Dicembre, abbiamo un “crogiolo” di energia che fa da ponte all’anno in arrivo. È tempo per una profonda e quieta analisi; un tempo per fare pace con tutte le azioni intraprese o le decisioni non prese.


Ricordiamo anche l'importanza della ghirlanda, in quanto simbolo di Yule, perchè rappresenta la ruota che sempre gira e il cerchio senza fine che ogni volta si compie. Insomma, la natura infinita della vita. E' tradizione fare una ghirlanda di vischio e rami di abete per simboleggiare l'antica ruota attraverso cui passavano i pagani dei tempi.

Simboli di yule
Ceppo, l'albero, candele, vischio, l'edera, gli abeti
Divinità : Tutte gli Dei nascenti e del Sole, tutte le Dee Madri e le Dee triplici.
Colori: Rosso, Verde, Oro e Bianco
Cibi tradizionali: Noci, frutti come le mele e le pere, Maiale, Idromele, patate, cipolle, Dolci con il cumino
Erbe: Agrifoglio, Vischio, Edera, Cedro, Alloro, Ginepro, Rosmarino, Pino, Valeriana, Mirra, Salvia
Oli: Rosmarino, Mirra, Noce Moscata e Cedro
Incenso: Pino e Cannella
Gemme: Quelle dal colore rosso, rubini, corniole e granato

Yule è il momento del risveglio e dei nuovi progetti, lasciando i rimorsi alle spalle. Il lavoro magico dovrebbe essere sull'equilibrio, la bellezza, la pace e l'armonia. Attività per Yule:
Chiedete scusa a qualcuno, se avete sbagliato.
Fatevi delle domande importanti su ciò che volete ottenere con l'anno che inizia.
Riportate tra i vostri amici la tradizione del wassail. Andate da loro e chiedere da bere in cambio di una canzone e benedicetelo quando bevete.
Cercate di ricordare il sogno che farete la notte del 20. Segna solitamente un evento importante dell'anno che verrà.
Fate piccoli doni per gli amici e le persone amate, è tradizionale abitudine pagana.
Fate una piccola urna dei desideri e scrivete tutto ciò che volete per l'anno prossimo con i vostri amici. Quindi sotterratela.
Scrivete su un foglio cosa volete che la luce purifichi nella vostra vita. Quindi bruciatelo.
Regalate un libro con una dedica ad una persona importante.
Donate cibo e vestiti ad altri meno fortunati.

Spiegate il vero significato della festa di Natale alle persone che amate.

Fate una visualizzazione che vi faccia compenetrare con la natura.
Mettete i palmi su un albero e sentite le sue radici, la sua vita, la sua linfa.
Fate delle stringhe di popcorn e appendetele fuori casa perchè gli uccelli possano mangiarli.

Suonate delle campanelle per salutare il mattino del Solstizio.
Appendete delle piccole campanelle sull'albero per chiamare gli spiriti e le fate.
Decorate l'albero con segni del sole, cuori, mele, pezzi di arancio secchi.

Decorate delle pigne per onorare le fate e appendetele sull'albero per buona fortuna.
Appendete il vischio alle porte e datevi i baci tradizionali.
Fate una candela rossa speciale e tenetela accanto al letto.
Fate da soli le vostre cartoline d'auguri natalizie e di yule.
Preparate del buon thè alla cannella e speziato con chiodi di garofano.
Comprate qualcosa di rosso.
Mettete una stecca di cannella nella borsa. Porterà nuovi soldi.

Per la tavola usare un panno bianco o rosso. La tavola va decorata con sempreverdi, euforbia, rosmarino, agrifoglio, vischio e edera. Le tre candele da usare sono di colore rosso (simbolo del sangue del parto), bianche (simbolo dell'innocenza della nuova vita) e verde (simbolo della crescita).
L'incenso di Yule è composto da camomilla, zenzero, pino e salvia.
Ci si dovrebbe alzare prima dell'alba per poter ammirare il sorgere del sole. Per assicurarsi buona fortuna e prosperità ungere una candela con olio vegetale e fatela passare nella camomilla secca. Accendete la candela e lasciatela consumare.
Decorate il ceppo di quercia con il sempreverde poi accendetelo nel camino pronunciando le seguenti parole:

"Vecchio Re grazie di tutto. Per le lezioni apprese, per le battaglie superate. Ti diciamo addio perchè da stasera il tuo regno cade nell'oblio. Giovane Re fatti avanti, è il tuo momento. Forte e potente diventerai e il tuo ardore ci donerai."

La pianta sacra del Solstizio d'Inverno è il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile. Il vischio, pianta sacra ai druidi, era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina. Equiparato alla vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, il sacro albero dell'eternitá, questa pianta partecipa sia del simbolismo dell'eternitá che di quello dell'istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalitá. Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio. Il vischio venerato dai Celti era quello che cresceva sulla quercia, considerato l'albero del dio dei cieli e della folgore perché su di esso cadevano spesso i fulmini. Si credeva che la pianticella cadesse dal cielo insieme ai lampi. Questa congettura - scrive il Frazer nel suo "Ramo d'oro" - è confermata dal nome di "scopa del fulmine" anzi la scopa del fulmine è un nome comune in Germania per ogni escrescenza cespugliosa o a guisa di nido che cresca su un ramo perché gli ignoranti credono realmente che questi organismi parassitici siano un prodotto del fulmine".

Tagliando dunque il vischio con i mistici riti ci si procura tutte le proprietà magiche del fulmine. Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.

Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l'accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo si orna con rametti di varie piante: l'agrifoglio (l'anno calante), l'edera (la pianta del dio solstiziale) e la betulla (l'albero delle nascite e dei nuovi inizi). Si legano i rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito anche l'anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco, accenderemo il fuoco con questo. Una volta che il fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni per il futuro. Più tardi le ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilitá della vegetazione.

Un altro modo per celebrare Yule è quello del ramo dei desideri. Chiunque entri in casa se vuole, potrá scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che verrá ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con un nastrino colorato. Quando si accende il fuoco del Solstizio il ramo viene sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando saliranno col fumo sempre più in alto, finche' verranno accolti da entitá celesti e chissá, forse esauditi.


L'albero Solstiziale e l'albero di Natale.

Sono origini molto antiche, quelle che collocano il famoso abete nelle feste del Solstizio d’inverno, ovvero il Natale. I popoli germanici, lo usavano nei loro riti pagani, per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno. In seguito era usanza bruciarlo nella stufa, in un rito di magia simpatica (secondo cui il simile attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno del sole. Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno. Era un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità. Ecco che addobbarlo, prendeva quindi i connotati di un piccolo rito casalingo che portava fortuna ed abbondanza alla famiglia. Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita, lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E’ presente in Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone che si evirò proprio sotto ad un pino.
Addobbare l’albero di Natale con le luci, accendendolo di mille riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell’abete, che spesso si prolungava fino all’attuale festa della Befana. In alcune popolazioni europee, con il fuoco dell’abete, si bruciava simbolicamente le negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per il futuro. La tradizione dell’albero prese piede in Italia nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.

1 commento:

  1. uh...mamma mia,che mega post...ci vuole un pò per leggerlo tutto ma è pieno di spunti interessanti
    grazie

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