qualche post fà vi ho sottoposto informazioni su come è nato questo nostro orribile sistema bancario, ci ho scritto su una storia da portare a teatro, vediamo che ne dite.
1° scena
C’era una volta un mondo bellissimo che si chiamava Gnaffo.
I suoi abitanti detti pagalagi erano tutti molto diversi gli uni dagli altri.
Appaiono i personaggi
In questo mondo la natura provvedeva a tutto il necessario
affinché essi sopravvivessero.
C’erano alberi che davano loro cibo,
alberi
Fiumi che li dissetavano
acqua
Ripari ove dormivano quando era freddo o pioveva
Caverna
ed ogni giorno festeggiavano il tramonto con un fuoco, musica, balli e storie narrate sulla spiaggia, in attesa che il sole sorgesse di nuovo.
Entrano in scena 5 personaggi:
Erabur sceglie il posto dove accamparsi per la festa, Ego porta i rametti
per il fuoco, Bia suona, Brama balla portando acqua,Soma entra con la frutta
Essi erano felici
Poi un giorno Bia, senza alcuna ragione apparente
prese rami e foglie di un albero e se ne adornò il capo.
“Che bello, ne voglio uno anche io … ma come fai a farlo, io non ci riesco”
Disse Brama.”Non ce la faccio neanche iò”si lamentò Soma.”Ne fai uno anche a noi” dissero le due pagalagi a Bia “D’accordo, ma voi che mi darete in cambio?”Soma gli disse che tutta la frutta che aveva portato era la sua,Brama giurò che avrebbe ballato per lei tutta la notte.
Quegli strani e inutili oggetti che Bia chiamava Sopracapi divennero presto la cosa più ambita da tutti e lei ne inventava di ogni forma
Buffi cappelli indossati
I doni che Bia riceveva in cambio si accumulavano nella spiaggia.
Intanto, Ego ispirato dal successo di Bia iniziò con lo schiacciare alcune
bacche trovate nel bosco
Ego raccoglie e lavora
che, poi lasciò macerare per 3 gg, infine
creò una bevanda squisita che, naturalmente, tutti vollero assaggiare.
Anche lui si ritrovò , in poco tempo,la caverna piena di cose barattate
per la bevanda che aveva chiamato Sbobba.
Fu allora che Brama propose agli amici un invenzione geniale che
avrebbe risolto i loro problemi di spazio e archiviazione dei doni:
“Un pratico box di rametti retrattili, legati con fibre dell’albero dei peli,
se vi serve lo aprite e ne fate una capanna altrimenti … potrete riporlo in un angolo della vostra caverna”.Non vi dico che successo strepitoso ebbe Brama
Insomma in poco tempo tutti avevano un copricapo,
bevevano sbobba e avevano una o più capanne dove riporre
le cose che accumulavano.
E queste cose , in poco tempo, parvero a tutti indispensabili.
2° scena
In pochi anni il loro mondo era cambiato
a tal punto da essere irriconoscibile.
Paesaggio
“spostati che non riesco a passare”
“mi dispiace, non posso venire a giocare devo lavorare “
“perché piangi?” “non ho abbastanza mele per permettermi un sopracapo, tutti mi prenderanno in giro ora”
Inoltre cominciò a farsi pressante il problema dell’archiviazione, lo stoccaggio e il mantenimento dei doni accumulati.
“BASTA!”
Disse un giorno Bia
“Da oggi non voglio più le vostre bacche, le vostre bevande e tutte le cianfrusaglie che mi riempiono la casa, da oggi ,in cambio delle mie creazioni, dovrete portarmi le pietre luccichine che stanno vicino al vulcano, altrimenti niente sopracapi.”
“Stai scherzando?”
Dissero gli amici in coro
“Quelle pietre si trovano solo intorno al vulcano, nella terra dei Poponi,
è pericolosissimo arrivare fin là.” “Meglio!” disse Bia “Se li volete dovrete rischiare un po’ , io lavorerò meno smettendo di accumulare tutti i vostri inutili doni,
o le pietre brilluccichine o gnente sopracapi!”
A questo punto voi crederete che i 4 amici avessero mandato al diavolo Bia e invece … in un modo o nell’altro, rischiando la propria o quella di qualcun’ altro
Come Ego convince Soma
si procurarono le pietre e cominciarono ad usarle non solo per pagare Bia ma anche per essere pagati per le proprie produzioni e i propri servigi.
Fu così che nel mondo di Gnaffo comparve per la prima volta una moneta di scambio chiamata Luccichina che tutti i pagalagi bramavano.
3° scena
Erabur:“Ordal, tu quante pietre luccichine hai?”
“4”
“accidenti, non ci bastano per comprare una capanna”
“che vergogna , dovremo tornare a vivere sulla caverna del babbo,
come dei trogloditi, nessuno verrà a trovarci e rimarremo soli,
dobbiamo trovare più pietre, a tutti i costi”
“io ho un idea”
Quel giorno nel mondo di Gnaffo tra il popolo dei pagalagi nacque il primo ladro.
Scena 4°
Ora, facciamo il punto della situazione, tutto quello che serve a queste creature è
diventato “comprabile” la gente di questo posto per procurarsi le pietre luccichine ha cominciato a recintare gli alberi che danno frutti e a venderli.
Scenetta 1
Hanno chiuso le
sorgenti dell’acqua e per bere bisogna pagare,
Scenetta 2
i più prepotenti e forti fanno pagare persino per poter passare nei “loro” sentieri o davanti alle proprie case.
Scenetta 3
Quello che prima era un dono del pianeta ora si pagava.
E chi non era abbastanza furbo, forte o fortunato le cose che voleva
le rubava.
Bia:“Questa storia dei ladri deve finire!
Non riesco più a commerciare in pace”
“Io ho un idea” Disse Ego
“Con le pietre luccichine che ho posso fare una mega capanna dove ammucchiare tutte le pietre luccichine,anche le tue e quelle di chi vorrà, io e i poponi che ho catturato nelle terre del vulcano faremo la guardia giorno e notte così
nessuno si avvicinerà per rubarle”
“Si, questa è una buona idea” disse Bia, ma quando vado a comperare le cose
posso essere aggredita e derubata lo stesso , chiunque può prendermi le pietre luccichine che tengo nel cappello.”
“Ho un idea anche per questo, quando tu mi porti le pietre luccichine nella capanna sorvegliata, io ti do una foglia in cui scrivo quante pietre vale, così tu possiedi e scambi la foglia , chi la riceve può tornare da me e io gli do le pietre corrispondenti che ho in deposito”
“mi pare complicato”
“non lo è, guarda, ti faccio vedere”
………….
Così nel pianeta Gnaffo, fra il popolo dei pagalagi nacque la prima banca
L’idea di non girare più con le pietre rischiando di essere derubati piacque
a tutti coloro che accumulavano.
Così nacquero delle filiali e nell’incredibile mondo di questi strani esseri le stesse foglie che prima servivano solo per ripararsi dal sole, acquistarono un valore
incredibile solo perché qualcuno sopra ci scriveva dei simboli e qualcun altro li usava come fossero pietre luccichine.
Per quelle foglie le persone erano pronte a lavorare come schiavi
a bisticciare anche con il proprio migliore amico
a rubare, a morire.
Scena 5°
Che strano mondo quello dei pagalagi, sacrificavano l’utile per l’inutile
e lo pagavano con la propria vita.
In poco tempo la Capanna delle pietre luccichine si riempì di quei magici sassetti che la tutti preferiva lasciare al sicuro nelle mani di Ego continuando a commerciare con le foglie stampate.
Un giorno Sciao che era cresciuto e aveva giocato per tutta l’infanzia con il suo
amico Ego,andò da lui per chiedergli un favore:
“Amico mio,la tua grande capanna è piena di pietre luccichine, me ne regaleresti quattro per comprarmi una piccola capanna?”
“Non possiedi già una bella caverna? Che vuoi farne di una capanna?”
“Voglio creare un posto dove tutti possano incontrarsi per giocare, ballare e suonare insieme,lo voglio fare al centro del villaggio, che sia aperta a tutti, cosi anche quando piove potremmo divertirci e smettere di pensare solo a lavorare.”
“E’ un ottima idea quella che hai avuto Sciao, ma le pietre luccichine che sono nella mia capanna appartengono alla gente del villaggio, non posso regalartele... però
potrei prestarti le foglie che ti servono per questa impresa”
“Prestarmi? Che significa?”
“È un idea molto moderna, io ti do le foglie che ti servono e tu me le restituirai tra
cinque mesi, aggiungendo alla cifra che ti ho dato una foglia per la gentilezza e
rischio che ho corso facendoti questo prestito.”
“ Ma io non avrò mai tutte quelle foglie.”
“Mio caro amica basterà che tu faccia pagare una foglia ad ognuno che voglia
venire a divertirsi nella tua capanna , in pochi giorni potrai saldare il mio prestito e in qualche mese sarai anche ricco, grazie a me.”
Quel giorno nacque il primo prestito e la prima discoteca,
dove la gente per divertirsi doveva pagare.
Erano passati molti anni dall’ultima volta che i 5 amici si erano seduti sulla spiaggia attorno ad un fuoco per ridere cantare e ballare, ma quella sera tutti e cinque come spinti da una forza invisibile,si incontrarono (senza essersi dati appuntamento) proprio lì, in quel pezzo di spiaggia che tanto avevano amato da giovani.
Alle loro spalle una città di baracche esalava fumi puzzolnti e la gente si era già rifugiata in casa per paura dei ladri, la notte ora non era più fatta per ballare, era il regno di ladri e malfatturi.
Tutto sembrava triste e stanco proprio come i 5 amici, ormai vecchi.
Ego:“In che cosa abbiamo sbagliato?”
Bia:“Forse non dovevamo inventare cose inutili”
Brama:“non dovevamo sfruttare il desiderio degli altri”
Soma:“desiderare cose che non servono per essere uguale agli altri”
Erabur:“rubare”
Fu allora che un bambino pagalagi, fino ad allora rimasto nell’ombra uscì allo scoperto
“Io credo”
Disse con la voce di chi sa
“Che l’altruismo sia la risposta alle vostre domande, se Bia avesse regalato i suoi sopracapi, Ego avesse offerto la sua Sbobba, l’intero mondo Gnaffo sarebbe stato migliore, non ci sarebbe stato bisogno di capanne per stivare i doni accumulati, non sarebbero servite pietre luccichine, banche, sacrifici e lavoro per vivere,il nostro mondo avrebbe aggiunto alla sua bellezza nuove idee e tutti ne avremmo potuto usufruire.”
Quelle parole caddero come macigni nei cuori dei 5 amici. A quel punto il bambino sorridendo sbucciò e divise un arancio che aveva in tasca con i vecchi e si avviò verso il bosco.
L’unica soluzione per riportare la felicità nel mondo dei pagalagi era l’altruismo, dovevano dare loro (i più ricchi) l’esempio, aprire i loro forzieri, le casse piene di foglie e sassi luccichini e buttarli in mare.
Ce l’avrebbero fatta da soli?
Olmo esce dalla baracca sbucciando un arancio
“molti spicchi ancora ho dovuto dividere con vecchi, giovani e bambini, alcuni di loro da questo semplice gesto hanno imparato il valore del condividere ma altri
Offre l’arancio al pubblico
Maria:”Altri non ce l’hanno ancora fatta, tengono tutto per se, si riempono di cose inutili che costano il tempo della propria vita”
Olmo: “e qualche volta anche la vita di qualcun altro”
Aurora:” Così abbiamo deciso di agire, armati di baracca e burattini, abbiamo intrapreso la via dell’informazione perché tutti voi sapeste che i pagalagi siamo noi”
Olmo:” e che l’unico modo per combattere il capitalismo è l’altruismo
Maria: “a partire da ora, da qui, da noi”
Insieme
“ e dal nostro cappello,”
ps:il titolo lo devo a Marco, una persona eccezionale che di economia ne mastica in abbondanza e con la quale stiamo provando a montare questo spettacolo.
E della foto, che dire...lo so, non c'entra nulla con l'argomento ma la trovo così bella che ho pensato di regalarvela.